Studio 39,  2018  Gelatin Silver Print Edition of 4 (particolare)


Studio




Testo critico:

Giovanna Cavarretta

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L’influenza delle tendenze post-moderne colloca la fotografia di Attilio Scimone in una cornice prettamente personale , dove la narrazione assume, in alcuni cicli di lavoro come per esempio “Still”, un ruolo fondamentale, per lasciare il posto In “ Silent” , “Materia, luce, irriducibilità”, o ancora “Suoni” a scatti più sofisticati, i cui elementi tratti dalla natura come erbacce, fiori, a volte, anche artificiali, mettono in evidenza una poetica complessa, caratterizzata dalla presenza di segni, graffi ai margini o tra le pieghe dell’immagine, e l’intensa contrapposizione fra l’oggetto desunto dall’ambiente e la manifestazione dell’autore. Quindi,il processo preparatorio diventa necessario e fondamentale per la formazione di un linguaggio espressivo che mira a creare il senso dell’immagine, rivelando il rapporto tra l’operatore e il mondo, mediante un frammento di realtà. L’elaborato tecnicismo rispecchia le diverse possibilità di imprimere nello scatto, l’urgenza di trovare un particolare elemento volto a renderlo unico; è il caso dei ritratti di artisti o uomini della cultura, immortalati nel loro ambiente di lavoro, colti nel loro “fare” quotidiano, aprendo così le porte ad una meticolosa scelta dell’attimo in cui parte lo scatto. Questo metodo di analisi, permette a Scimone di operare una selezione intenzionale ma nel contempo di preparare il terreno ad un atto che seppure meccanico, come ad esempio l’inquadratura, concretizza nel diaframma il risultato di un divenire creativo. Catturare l’istante, immobilizzare l’attimo per portare alla luce la verità artistica di ciò che è rappresentato, costituisce il punto centrale della sua indagine. La velocità e le limitazioni poste dalla macchina fotografica gli consentono di cogliere l’irripetibilità di un istante, declinato nei suoi differenti aspetti. L’immagine può essere letta come un atto di registrazione di momenti nel fluire del tempo.

Dati del presente si consegnano ad un futuro che è già memoria, presenza impressa sulla negativa , che muta il suo stato originario, assumendo un nuovo significato, raccontato dagli equilibri del bianco e nero e nell’evocare la rinuncia alle banalità della nostra esistenza. Lo scatto dona all’osservatore una traccia della realtà, dove il dato oggettivo prelevato , implica , da parte dell’artefice, una scelta e un’interpretazione; una grande capacità di fissare dettagli e differenze importanti per sottolineare il mutamento sociale e culturale della storia della fotografia. Scimone è un osservatore attento nell’affidare l’essenza di specifici eventi, che solo la macchina fotografica può svelare, ricercando con assoluto rigore una perfezione d’immagine tesa a coniugare una sapiente tecnica ad una ricerca estetica del bello e del vero. La composizione di una fotografia è spesso lo strumento cardine per mostrare la complessità di una visione suggestiva della vita e può suggerire attraverso la forma o la luce la bellezza risultante dal rapporto armonico tra il chiaro e scuro e le diverse parti. Una sublime malinconia trapela dalle opere di Scimone, esperienze che si riassumono in scatti, evocanti il silenzio creatore di un’idea che si realizzerà nel mistero dell’Arte.


Giovanna Cavarretta, 2017